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La storia del pensiero occidentale non può non dirsi debitrice verso il fruttuoso incontro tra la teologia rivelata giudaico-cristiana e la speculazione razionalistica greca. Ciascuna ha posto al centro una peculiare prospettiva che ha condizionato le concezioni del tempo, dello spazio, della libertà e della conoscenza. Si deve al filosofo ucraino Lev Sestov la disamina sulla specificità della rivelazione ebraico-cristiana rispetto al pensiero greco: lo studioso contrappone questi due itinerari evidenziandone i limiti e le possibilità. Mentre la prospettiva delle religioni abramitiche enfatizza una concezione lineare, progressiva e soteriologica del tempo - in cui si gioca la partita della libertà -, quella greca, aggiunge lo studioso ucraino, è intrisa di ciclicità e immanenza; pertanto quest'ultima immola le scelte morali sull'altare della necessità. Da un lato, una fede capace di incrinare l'ineluttabile dando un nuovo corso alla storia dell'emancipazione dall'immanenza; dall'altro, una ragione che finisce per riprodurre metafisicamente una realtà inemendabile e intrascendibile.